MILANO (19 giugno 2025) — Secondo il Global Automotive Outlook 2025 di AlixPartners, analisi annuale del settore realizzato dalla società di consulenza globale, giunta alla sua 22ª edizione, le vendite globali di veicoli leggeri aumenteranno solo dell'1% nel 2025 e del 2% all'anno fino al 2030. In particolare Europa e Stati Uniti sono previsti in leggero calo nel 2025 (-1%), compensati invece dalla crescita in Cina del 3%. Secondo lo studio, AlixPartners prevede che i veicoli elettrificati (NEV – New Energy Vehicles), inclusi BEV (veicoli elettrici a batteria), PHEV (ibridi plug-in) e REEV (veicoli elettrici con motore-generatore dedicato alla carica delle batterie) rappresenteranno una quota del 30% del mercato globale entro il 2030. In Europa la quota NEV è attesa al 48% al 2030, spinta dalla normativa EU. In particolare, la quota di PHEV più REEV è prevista salire dal 5% all' 8%, grazie anche all'ingresso in Europa di soluzioni REEV, che in Cina sono già arrivati in breve tempo al 5% di quota nel 2024.
Emerge quindi un mercato automobilistico sempre più
competitivo e soggetto a frequenti disruption, dove un nuovo
modello operativo incentrato sull'agilità,
sull'attenzione ai costi e ai tempi di sviluppo diventa ancora
più necessario, come già evidenziato nelle precedenti
edizioni dello studio.
Continua l'avanzata del Dragone. Le case automobilistiche
cinesi sono destinate a raddoppiare la loro quota di mercato
europea portandola al 13% entro il 2030 (10% esclusa la Russia),
anche supportate da progressiva localizzazione produttiva in
Europa: si prevede che gli operatori cinesi dovrebbero aumentare la
produzione annua in Europa di 800.000 veicoli entro il 2030, a
parziale discapito dei costruttori europei che potrebbero ridurla
di 400.000 veicoli.
Queste dinamiche avverranno in un contesto già critico per la filiera europea, che ha subito un calo della saturazione media degli stabilimenti di assemblaggio dal 75% al 55% tra il 2017 e il 2025 (in Italia, saturazione crollata dal 75% al 35% nello stesso periodo). Le aziende europee sono divenute oggetto di interesse per investitori americani e asiatici, che hanno totalizzato acquisizioni per 15 miliardi di dollari tra il 2022 e il 2024, contro i soli 2 miliardi investiti da aziende europee fuori dal vecchio continente.
Per l'Italia, i volumi sono previsti stabili intorno ai 1,8 milioni di veicoli. La contrazione rispetto ai volumi pre-COVID (2,1 milioni nel 2019) è strutturale e legata anche all'aumento dei prezzi delle auto (+40/70% per i modelli più venduti dal 2019 al 2024, contro un aumento medio degli stipendi del 12%). Il calo più forte ha riguardato i segmenti A-B - ridotti di 300 mila veicoli – mentre i SUV sono diventati la tipologia di veicoli più venduta. Le performance finanziarie hanno visto un recupero nel 2024 da parte dei fornitori rispetto alle case automobilistiche, "correggendo" l'anomalia registrata negli ultimi 4 anni post-COVID, dove i costruttori hanno beneficiato di aumenti di prezzo sostenuti dal susseguirsi di disruptions nelle catene di fornitura. L'industria, inoltre, registra un generale abbassamento della capacità di generare flussi di cassa e di far fronte agli impegni finanziari, con una conseguente riduzione del livello di copertura degli interessi finanziari (sceso a 12x per i costruttori e 5x per i fornitori).
"Il settore automotive europeo vive una fase di forte tensione per via delle numerose sfide contemporanee da affrontare: volumi stagnanti, rallentata crescita dell'elettrificazione, tensioni geopolitiche, sovracapacità produttiva, e un sempre maggiore gap nel modello operativo, che stenta a recuperare il divario di tempi, costi e innovazioni tecnologiche dei nuovi NEV players" sostiene Dario Duse – EMEA Automotive Practice Leader e Italian Country Head di AlixPartners – "Il tutto è oggi aggravato anche dall'incertezza e dai rischi legati ai dazi. I costruttori occidentali hanno resistito alle sfide recenti anche operando un'attenta gestione dei prezzi, in forte rialzo a partire dal COVID. Ma la situazione di mercato attuale impone una virata decisa e un approccio che miri all'agilità per mantenere redditività (scesa di nuovo sotto al 10% per i costruttori) e competitività, anche attraverso l'innovazione di prodotto, lo snellimento dei processi di sviluppo e l'utilizzo delle opportunità offerte dall'intelligenza artificiale".
"L'Europa, seppur spinta solo dalla normativa, marcia comunque verso l'elettrico a velocità doppia rispetto agli Stati Uniti, con il 40% di BEV previsto al 2030" aggiunge Emanuele Cordone - Director della practice Automotive – "Ma in Europa le vendite complessive non sono previste in crescita e la quota di mercato dei brand cinesi raddoppierà di qui al 2030 – passando dall' 8% al 13% (dal 5% al 10% esclusa Russia). Simile trend prevediamo per l'Italia, dove gli oltre 2 milioni di volumi che si raggiungevano prima del COVID non torneranno più, anche per via della crescita media dei prezzi dei modelli più diffusi (+40-70% in 5 anni), che risultano sempre più lontani dalle tasche degli acquirenti".
Continua la spinta verso l'export da parte dei player cinesi – primi esportatori al mondo e in ulteriore crescita - che comunque dovranno consolidarsi e sono alle prese con un mercato iper-competitivo, con capacità di controllare parti della supply chain che sono vitali per tutti i costruttori, come ad esempio i minerali critici per la produzione. Ciò sta portando alla creazione nel settore di un polo cinese e uno protezionistico americano, con l'Europa "terra di conquista".
Il calo della produzione in Europa ha comportato una riduzione dei livelli di saturazione pari a circa 20 punti percentuali tra il 2017 e il 2025 (dal 75% al 55% di saturazione degli stabilimenti di assemblaggio). Stessa dinamica in Italia: -40 punti, dal 75% del 2019 al 35% previsto per il 2025. Questo sta portando molte aziende verso problemi o riflessioni sulla sostenibilità e strategicità del business" spiega Fabrizio Mercurio, Director nella practice Automotive di AlixPartners – "Tra operazioni chiuse e annunciate, la supply chain europea è sempre più "in vendita", come è evidente dall'osservazione degli accordi di M&A per 15 miliardi di dollari negli ultimi 3 anni che stanno coinvolgendo case automobilistiche e fornitori europei da parte di azionisti nord americani e asiatici".
"Un'attenta selezione e adozione di strumenti basati sull'intelligenza artificiale, e uno snellimento dei processi e dei tempi di sviluppo e di innovazione, sono fondamentali per recuperare l'agilità necessaria a navigare le sfide del settore, che sta vivendo disruption sempre più frequenti. Il divario rispetto alle case automobilistiche cinesi può essere ridotto adottando soluzioni legate all'AI nelle fasi di progettazione e test, per erodere i vantaggi di costo dei new player cinesi, oggi al 30% rispetto ai competitor occidentali" conclude Duse.
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