La problematica del diritto dell'ambiente è articolata e di diversa natura, interessando ogni disciplina nelle quali si compone la scienza giuridica: diritto internazionale, diritto comunitario, diritto penale, diritto amministrativo, diritto tributario, diritto costituzionale, etc...

Quando si utilizza il concetto di ambiente è inevitabile la considerazione di almeno tre dimensioni:

  • la dimensione relazionale tra più fattori antropici e naturali, anche in considerazione della stessa etimologia del termine "ambiente";
  • la dimensione spaziale o geografico – territoriale, che tiene conto dell'esistenza di una pluralità di "ambienti" a seconda della dimensione territoriale presa in riferimento (globale, regionale, locale, a seconda che si consideri l'intera biosfera o singoli ecosistemi );
  • la dimensione temporale o diacronica, che impone di adottare una prospettiva dinamica che sia in grado di rappresentare i continui mutamenti delle relazioni ambientali.

Per tali motivi, il diritto alla "proprietà privata", legittimo nella previsione giuridica, è stato, dunque, necessariamente bilanciato sul piano pratico, con i principi di universalità della destinazione dei beni e dello sviluppo eco – sostenibile, tenendo conto del fondamentale nesso dovere – responsabilità.

Così, a partire dagli anni Settanta, in ambito internazionale, emerge la consapevolezza che le risorse fondamentali della Terra devono essere tutelate attraverso pianificazioni strategiche e che la natura ha un ruolo fondamentale nell'economia; mentre alla metà degli anni ottanta, si assiste all'affermazione della rilevanza costituzionale dell'ambiente nell'ambito dell'ordinamento comunitario, dovuto al contributo della giurisprudenza della Corte di Giustizia.

Ciò detto, risulta impossibile fare un'esaustiva esposizione della materia, che è in evoluzione, soggetta a continue trasformazioni dovute ai processi di globalizzazione, alla crisi di categorie giuridiche tradizionali.

A fronte dell'imperante fenomeno ambientale, la consulenza legale è divenuta un baluardo necessario per districarsi nell'intricato labirinto della legislazione ambientale e per fornire un'adeguata assistenza legale diretta a prevedere delle soluzioni personalizzate che creino competitività sul mercato, evitando l'insorgere di responsabilità e la conseguente applicazione di sanzioni.

A tal punto, per comprendere al meglio la "questione ambientale", si desidera affrontare due tematiche di cui mi sono occupata, in veste di advisor: l'inquinamento marino e atmosferico.

L'inquinamento marino è sicuramente una conseguenza che l'uso distorto delle risorse idriche, intese nella sua totalità, comprensive delle acque superficiali interne, le acque di transizione, le acque costiere e le acque sotterranee ha avuto sul resto del sistema ambientale. Le fonti dell'inquinamento marino sono essenzialmente dovute allo sversamento degli idrocarburi causato, in primo luogo, dall'inquinamento determinato dalle navi, a causa:

  • dello scarico di oli combustibili provenienti dal lavaggio delle cisterne di navi petroliere;
  • dello scarico di sentine delle navi;
  • delle perdite accidentali di idrocarburi.

In secondo luogo, la normativa ambientale in materia di tutela delle acque tende a sanzionare condotte di aggressione alla risorsa idrica derivanti

  • dagli scarichi fognari diretti nei fiumi, nei mari e nei laghi;
  • dagli scarichi di rifiuti civili, industriali e agricoli che creano maggior inquinamento, poiché saturi di sostanze detergenti che non sono biodegradibili.

In tali casi, l'intervento legale interviene a predisporre delle strategie atte ad assicurare che le attività umane siano mantenute entro livelli ecologici compatibili con il buon stato ecologico dell'habitat marino, consentendone l'uso sostenibile dei beni e servizi ed è diretta a prevenire l'eventuale commissione di reati e l'applicazione dei relativi trattamenti sanzionatori.

Passando ad affrontare l'altra tematica, quello dell'inquinamento atmosferico, è possibile notare come un'ampia parte della popolazione non vive in un ambiente sano secondo gli standard attuali. Questa forma di inquinamento, risulta dovuto in particolare all'emissione di idrocarburi, che determinano delle conseguenze sulla salute umana e sugli ecosistemi, ed è indissolubilmente connesso a due fattori: la tutela della qualità dell'aria e la lotta contro i mutamenti climatici.

Per avviare un percorso che porti alla sostenibilità, la tendenza è verso un inasprimento della normativa di settore, che investe la problematica relativa alla prevenzione e limitazione delle emissioni in atmosfera di sostanze da parte di impianti industriali, impianti termici civili e trasporti.

La tematica dei cambiamenti climatici, insieme al problema della sicurezza dell'approvviggionamento energetico e all'aumento del prezzo del petrolio, occupa il panorama internazionale riguardante l'ambiente. La preoccupazione maggiore è costituita dal periodo post- Kyoto, al fine di stabilizzare i gas serra in atmosfera e contenere le emissioni.

Le nuove proposte avanzate, in ambito comunitario sono dirette a ridurre le emissioni del 20% entro il 2020 attraverso un nuovo meccanismo di ripartizione delle competenze tra livello europeo e Stati membri. Il nuovo meccanismo propone di gestire a livello europeo la riduzione dell'emissione da parte di impianti termoelettrici e di altri settori energivori, attraverso il meccanismo dell'Emission Trading. Per altri settori, si fa riferimento ad altri sistemi basati su obiettivi specifici per ciascun Stato membro.

Nel nostro Paese, nonostante la predisposizione di alcuni strumenti come i certificati bianchi e la detrazione fiscale per alcuni interventi di efficienza energetica, la certificazione energetica degli edifici e la nuova strumentazione incentivante per le fonti rinnovabili, si è rilevato ad oggi insufficiente l'impegno al raggiungimento dell'obiettivo di Kyoto. Anche se il Protocollo di Kyoto non prevede sanzioni economiche dirette, il mancato raggiungimento degli obiettivi risulta particolarmente oneroso in termini di credibilità internazionale, appesantimento degli obblighi nel secondo periodo di impegno e il rischio di non partecipare all'Emission Trading.

Da ultimo, è attualmente in discussione presso la Commissione Territorio del Senato la proposta di direttiva del Parlamento europeo del Consiglio riguardante la riduzione dell'emissione nazionale di inquinanti atmosferici, che modifica la direttiva 2003/35/CE.

La nuova proposta di direttiva si propone di colmare delle lacune, al fine di migliorare la qualità dell'aria e contrastare i cambiamenti climatici, fissando impegni più ambiziosi di riduzione delle emissioni. In tale contesto, l'Italia dovrebbe impegnarsi a ridurre in maniera consistente gli inquinanti entro il 2030.

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