Ora sì che è ufficiale: Cristiano Ronaldo passa dal Real Madrid alla Juventus. La "Vecchia signora" pagherà al club spagnolo di Florentino Perez 100 milioni di cartellino, più 12 milioni di oneri accessori – fondamentalmente la commissione del procuratore Jorge Mendes – mentre al giocatore portoghese insignito per ben cinque volte del titolo di Pallone d'oro dovrebbe andare (il condizionale è d'obbligo perché non sono stati resi noti i dettagli) uno stipendio record, pari a 31 milioni di euro netti a stagione per quattro anni. Business Insider Italia ha contatto alcuni esperti legali e fiscali per meglio comprendere caratteristiche, insidie e segreti del contratto di Ronaldo con la società bianconera.

"In generale – commenta Guido Del Re, avvocato dello Studio legale Del Re specializzato tra l'altro in diritto sportivo – l'operazione con cui Ronaldo passa alla Juventus è geniale, perché in linea di massima dovrebbe beneficiarne indirettamente tutta la Serie A. Ed è particolarmente importante che uno dei più grandi campioni del mondo di calcio arrivi in Italia in un momento in cui il nostro calcio, con la Nazionale che non è riuscita a qualificarsi per i Mondiali 2018, non vive uno dei momenti di maggiore splendore".

 

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Entrando più nello specifico del contratto di Ronaldo con la Juve, che al club bianconero dovrebbe costare intorno ai 60 milioni annui, "è una cifra che non si era mai vista in Italia", osserva Del Re, che tuttavia fa una precisazione: "Qualcuno ha ipotizzato che parte di questo stipendio possa essere pagato da uno sponsor. Ma ciò non sarebbe possibile, perché il contratto di prestazione sportiva inquadra il calciatore come un lavoratore dipendente della società calcistica. Quel che invece potrebbe succedere è che la Juventus stipuli un contratto di sponsorizzazione con un'altra società e che le entrate relative vadano ad aumentare i ricavi dell'azienda bianconera, in modo che ci siano più risorse per fare fronte allo stipendio di Ronaldo". Con Fca, al pari della società bianconera controllata dalla finanziaria di casa Elkann-Agnelli Exor, Juventus ha per esempio in piedi un contratto come sponsor principale (main sponsor) che riguarda il marchio Jeep.

Inoltre, aggiunge Del Re, "va considerato che con una scrittura privata si possono disciplinare i diritti di immagine di Ronaldo, che rappresentano una importante fonte di reddito per un giocatore il cui nome ormai è diventato uno principali marchi sportivi al mondo".

"Per un'analisi puntuale in merito alla fiscalità inerente la retribuzione di Cristiano Ronaldo – osservano Roberto Pellizzari e Nicola Maffioletti di Lca Studio Legale – bisognerebbe esaminare le singole pattuizioni del contratto, che ovviamente non sono a oggi conosciute. Bisognerebbe capire, per esempio, quale parte di questi presunti 31 milioni netti è legata alle prestazioni sportive e quale parte, invece, ad altre attività, per esempio sponsorizzazioni, anche in favore di soggetti diversi dalla Juventus, oppure accordi specifici sullo sfruttamento dei diritti di immagine del calciatore".

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"A ogni modo – aggiungono Pellizzari e Maffioletti – tralasciando il reddito prodotto in Italia (in relazione al quale troverà applicazione l'ordinaria tassazione progressiva Irpef), è probabile che Ronaldo eserciti l'opzione, prevista dall'articolo 24-bis del Tuir, per beneficiare, in luogo del regime ordinario, dell'assoggettamento dei propri redditi prodotti all'estero a un'imposizione sostitutiva forfetaria annuale di 100 mila euro". Che devono essere nell'ordine di qualche decina di milioni, considerando le numerose sponsorizzazioni che il campione ha in ballo.

"Il calciatore – spiega Marco Graziani, partner di Legance – Avvocati associati – tendenzialmente percepisce due tipi di reddito: quelli legati all'attività sportiva più quelli connessi allo sfruttamento della propria immagine".  Tra l'altro, va ricordato che proprio sui redditi legati allo sfruttamento dell'immagine, il Fisco spagnolo aveva presentato delle contestazioni al campione.

"Nella misura in cui i due tipi di reddito sono pagati dalla squadra – prosegue Graziani – la tassazione non cambia. E per stipendi analoghi a quello di Ronaldo si può ipotizzare una fiscalità nell'ordine del 45-50%, considerando l'aliquota Irpef e le addizionali regionali e comunali". In questo modo, ipotizzando sempre uno stipendio di 31 milioni di euro netti annui, a fronte di un lordo intorno ai 60 milioni, si arriverebbe a calcolare quasi una trentina di milioni di euro di tasse per il Fisco italiano.

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"L'Italia – nota Graziani – dal 2017 (con Pier Carlo Padoan alla guida del ministero dell'Economia, ndr) ha introdotto un regime fiscale cosiddetto dei neo-residenti o della  'flat tax' che, in estrema sintesi, consente a chi si trasferisce in Italia dall'estero di beneficiare, su opzione, di un'esenzione completa su tutti i redditi di fonte estera, a fronte del pagamento di un'imposta forfetaria di 100 mila euro. Tra i redditi esentati, nel caso di Ronaldo, potrebbero ad esempio rientrare quelli generati dagli investimenti che lui continuerà a detenere all'estero (che non dovrebbero essere dichiarati al fisco italiano, nemmeno ai fini del cosiddetto 'monitoraggio fiscale') oppure quelli derivanti dallo sfruttamento della propria immagine al di fuori del territorio nazionale".

"In altre parole – conclude l'esperto di Legance – fermo restando che Ronaldo pagherebbe tutte le tasse dovute sui redditi di fonte italiana, su quelli generati oltre confine potrebbe fruire di una esenzione molto vantaggiosa, che potrebbe estendersi anche a eventuali imposte di successione o donazione".

La 'flat tax' italiana, che nulla ha a che vedere con quella che vuole introdurre la Lega, che tra l'altro non cambierebbe niente per lo stipendio di Ronaldo alla Juve, contrattato al netto, in questo modo, a detta di Graziani, "potrebbe generare significativi risparmi fiscali rispetto alla sua attuale situazione e magari evitare allo sportivo spiacevoli contestazioni da parte del Fisco circa eventuali strutture estere per lo sfruttamento della sua immagine, anche se dovrà comunque gestire con attenzione la questione, non essendo sempre facile distinguere (specie quando si tratta dello sfruttamento dell'immagine) i redditi di fonte estera da quelli italiani".

Originally published in Business Insider

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